E' logico che la prima domanda che ci si pone ormai di fronte ad una immagine non riguarda né la sua struttura, né il suo senso, ma la sua origine: Da dove proviene? Chi la mostra? Da quale "bagaglio di immagini" è stata estratta? Nella nostra civiltà saturata di segni le immagini esistono quasi allo stato di natura. Alcuni artisti (tra questi Maurizio Baldrini) manipolano così "l'esser-già-stato immagine" delle cose. L'immagine e l'oggetto costituiscono così un punto di partenza, più che un obiettivo artistico, dove gli artisti funzionano come delle fabbriche di riciclaggio. Dato che le immagini preesistono ormai ad ogni operazione artistica gli artisti non le fanno più risalire dal fondo della loro interiorità, ma, reperendone le fonti, penetrando nel loro ambito, le estirpano dal contesto al fine di acclimatarle altrove. Le Decodificano e le Ricodificano.
in Maurizio Baldrini l'azione creativa si svolge raccogliendo determinati materiali di largo consumo, usati dal fine raggiunto, manipolando immagini e altro materiale visivo. Un'opera simbolica è "l'albero della vita" del 1989: un'operazione concettuale di forza non comune, un'istallazione scultura formata di rotoli di cara e cartone con alla base un ceppo di legno, materiale creato e usufruito per scopi industriali/commerciali. Raggiunto il fine il materiale da escludere viene destinato al macero, qui l'artista interviene e ricontestualizza il tutto creando un albero con i materiali estratti dall'albero proponendo un concetto mentale a ritroso regolando il passaggio dal naturale al culturale. In questo modo la poetica dell'artista si impegna in primo luogo ad afferrare le immagini attraverso rapporti che uniscono il visibile, la materia e la loro intelleggibilità.